Il Covid? Noi lo affrontiamo investendo sul futuro
Una nuova sede, un campus rivoluzionario per spazi, tecnologie, sicurezza e welfare aziendale. Oltre 8.000 mq di superficie produttiva e un diverso modo di lavorare che valorizza le persone e le loro capacità. Questa è la visione di Polverini che già oggi guarda oltre il fenomeno Covid.
Polverini attualmente conta sei sedi in tutto il Mondo (la principale di Pergine Valdarno, New York, Parigi, Johannesburg, Dubai, Doha) ed è prossima a tre nuove aperture (dicembre 2020): India, Russia e Arabia Saudita. Si occupa di progettazione e realizzazione di boutique di altissimo livello, per la moda e per il mondo del luxury, ed è l’azienda italiana leader di settore. In un anno come questo, l’anno del Covid, è particolarmente interessante capire come si sia evoluto il mercato e come si possa programmare il futuro. Ne abbiamo parlato con Andrea e Daniele Polverini che, a distanza di un anno, fanno un’analisi generale del settore e delle sue possibili evoluzioni, dal punto di vista di chi, in un momento come questo, ha avuto la visione, la forza e la solidità per investire, forse più di prima.
AVEVATE DEFINITO IL 2019 COME “L’ANNO DELLA RICERCA”, OVVERO L’ANNO IN CUI AVRESTE LAVORATO SU TECNICHE E MATERIALI NUOVI PER PROPORVI SUL MERCATO NEL 2020 IN MODO ANCORA PIÙ FORTE E INNOVATIVO. OGGI, CON LA PANDEMIA ANCORA IN CORSO,COME DEFINIRESTE IL 2020?
Il 2020? Si, c’è stato un rallentamento, anche se forse è più corretto dire uno scivolamento. Alcuni progetti sono stati posticipati o pianificati su tempi più lunghi, qualcun altro effettivamente è stato cancellato ma, in generale, diciamo che per il nostro tipo di mercato ci sono segnali di vitalità, con una minore frenesia rispetto a un tempo ma comunque con l’idea di andare avanti. Sembra, in senso generale, che buona parte dei progetti siano stati posticipati di sei mesi, andando così a intaccare il 2021.
PARLERESTE DI POSTICIPAZIONE QUINDI, NON TANTO DI INCERTEZZA?
Sì, direi di sì – continua Andrea Polverini – incertezza non è il termine più corretto per quanto ci riguarda. Crediamo di sapere dove andrà il mercato, come lo sapevamo prima del Covid. Quello che è cambiato sono i tempi di reazione, più lenti, ma non il percorso. Non a caso abbiamo scelto di fare investimenti consistenti proprio durante la pandemia, sapendo che ci troveremo a coglierne i frutti nella prima parte del 2021.
E QUALI CAMBIAMENTI HA PORTATO E STA PORTANDO IL COVID NELLA FILIERA, IN PARTICOLARE NELLA PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DELLE BOUTIQUE?
Si è accelerato un processo che era già in corso, ovvero l’attenzione al livello dei servizi, dei dettagli e delle lavorazioni. Parliamo di livello qualitativo, dei materiali per esempio, ma anche dei progetti e della loro customerizzazione. Si ricerca in modo maniacale l’artigianalità, la personalizzazione estrema, l’arte come elemento distintivo di una boutique. Avevamo già intrapreso questa strada ed è stata una fortuna da questo punto di vista. Oggi, sempre di più, vengono richieste soluzioni fatte ad hoc per un progetto, a volte veri e propri pezzi d’arte, irriproducibili in sequenza. Tanto per fare degli esempi ci sono stati commissionati stucchi 3D, sculture e applicazioni in materiali diversi che creano temi o texture. E, allo stesso tempo, la richiesta di materiali di alto valore, come marmi, pietre preziose, legni di particolare pregio.
E SUI MERCATI COSA È SUCCESSO? QUALI AREE ADESSO SONO QUELLE PIÙ VIVACI?
Ci sono stati effetti completamente diversi: il Middle East per esempio ha fatto dei numeri eccezionali, così come la Cina e la Russia. Questo perché molte persone, soprattutto quelle che godono di maggiore disponibilità economica, che solitamente avrebbero viaggiato sono rimaste nelle proprie nazioni, investendo e acquistando beni nei propri paesi. L’Europa al contrario ha manifestato delle difficoltà e l’Italia da questo punto di vista non fa eccezione. Qui infatti abbiamo riscontrato lo stesso tipo di criticità, con un impatto diverso sul segmento alto come quello del lusso e dei gioielli, che non ha visto segni di debolezza o rallentamenti come invece è accaduto per il mondo della moda.
COME SIETE POSIZIONATI SU TALI MERCATI, MODA E GIOIELLERIA INTENDO?
Nel 2019 il nostro volume di affari era distribuito con un 70% di commesse provenienti dal mondo della moda e un 30% da lusso, gioiellerie in primis. Oggi, a un anno di distanza, le percentuali si sono allineate e possiamo parlare di un posizionamento paritario sui due mercati, con un impegno dunque pari al 50% per ciascuno dei due comparti. È un percorso che abbiamo pianificato, siamo partiti dalla moda e abbiamo voluto aggiungere i gioielli, senza tralasciare la prima, ma facendo in modo di aprire un settore ulteriore che potesse accompagnare la nostra crescita.
COSA CAMBIA TRA QUESTI DUE SETTORI?
Cambia il livello di attenzione ai particolari e il numero di persone coinvolte da ogni progetto. Per il mondo della gioielleria occorre un team più numeroso dedicato al progetto, proprio per la richiesta di dettagli, di personalizzazioni e di specifiche.
IN APERTURA AVETE PARLATO D INVESTIMENTI FATTI PROPRIO DURANTE LA PANDEMIA. A QUALI VI RIFERITE?
Uno su tutti: la nostra nuova sede, che poi è anche un modo completamente nuovo di impostare il nostro lavoro. Non a caso abbiamo chiamato il nuovo quartier generale Polverini Campus, proprio perché vogliamo intendere la nuova sede come un campus, con spazi interni ed esterni che dialogano, con aree dedicate alla formazione, al relax, al welfare dei dipendenti e alla loro sicurezza. Abbiamo addirittura previsto una sala giochi, una palestra e altri spazi dedicati allo sport – campo da calcetto, tennis e basket – riservati al nostro team, ai quali si potrà accedere anche nel fine settimana. Tutto il progetto riporta un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale e all’impatto, bassissimo, che la sede avrà sul territorio. Ci teniamo a sottolineare che non sono parole ma concetti che si materializzano nella completa autonomia energetica della sede, nel lungo green wall che la caratterizza e la integra perfettamente nella zona verde che la ospita.
QUALI ALTRI INNOVAZIONI PREVEDE IL POLVERINI CAMPUS?
Innanzitutto una capacità produttiva molto più consistente. Potremmo mettere a disposizione dei clienti circa 8.000 mq di superficie dedicata alla produzione e alla progettazione, una capacità che ci rendere ancora più performanti insieme alle nuove tecnologie. Tutti i macchinari infatti saranno basati su un approccio da Industry 4.0, controllati da un sistema informatico capace di regolare i flussi di produzione, e i relativi tempi, in funzione degli specifici progetti e degli elementi lavorati. Tutto ciò si traduce in un’ottimizzazione totale delle risorse, nella massima riduzione dei tempi di produzione e in una migliore qualità finale.
QUAL È L’ESIGENZA CHE VI HA SPINTO A FARE UN INVESTIMENTO DI QUESTO TIPO?
Sono due in realtà. La prima riguarda il coinvolgimento e la valorizzazione delle persone che lavorano con noi. Siamo certi che vivere il luogo di lavoro come uno spazio gradevole, accogliente e stimolante sia fondamentale per migliorare l’entusiasmo, la creatività e le capacità di ogni singola persona. In secondo luogo una vera e propria esigenza di innalzamento della qualità del nostro prodotto. Abbiamo esteso il nostro mercato e il nostro portfolio clienti, per questo oggi ci servono più spazi e migliori tecnologie per ottimizzare la produzione.
QUALE IMPATTO QUESTO PROGETTO AVRÀ NELLA VOSTRA FILOSOFIA AZIENDALE?
Parliamo di un progetto che va ad occupare 8.000 mq di superficie complessiva, con un’area sport e svago e un parco dedicato a sua volta al tempo libero dei nostri collaboratori. In più tutto il sistema informatico che controlla la produzione, facendo in modo che tutti i flussi siano regolati sull’elaborazione scientifica dei dati legati alla produzione stessa. Più capacità produttiva quindi, ma anche migliore organizzazione del lavoro e attenzione alle persone, che poi sono il vero patrimonio aziendale.