Ricerca, sviluppo e grandi progetti in ambito luxury: le prospettive per il 2020

 In Business

 

Un’intervista molto ampia con Andrea e Daniele Polverini, i vertici di Polverini, una delle aziende leader in Italia e nel Mondo nel settore della produzione, ingegnerizzazione e installazione di arredi per i luxury store e le boutique di alta moda. Una chiacchierata informale ma puntuale, un bilancio dell’anno appena chiuso e una proiezione futura dell’azienda, in un settore che sembra non conoscere crisi e che continua a fare da traino per tutto ciò che è bellezza, stile e innovazione. Andrea e Daniele Polverini non sono solo due quarantenni di successo ma sono anche l’esempio di come la creatività italiana, se organizzata in una struttura capace di lavorare in tutto il Mondo, sia ancora un elemento inimitabile e in grado di garantire successo. A patto che si accompagni al coraggio e a una scrupolosa ricerca della perfezione.

 

Come si chiude il 2019 per l’azienda?

Il 2019 è un anno di riflessione, dopo un 2018 che ci ha visto raggiungere risultati davvero notevoli, il 2019 è stato l’anno dello sviluppo e della ricerca. Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle capacità di migliorare i nostri servizi e allo stesso tempo di seguire ancora con maggiore scrupolosità i nostri clienti.
Il tratto distintivo però è stata la ricerca su materiali e tecniche. Abbiamo implementato ulteriormente le nostre capacità e la conoscenza di specifiche modalità di lavorazione, flussi e conoscenze dei materiali. Abbiamo elaborato una serie molto ampia di mockup, creato nuovi campioni e sperimentato nuovi accostamenti.
Questo percorso nasce, da una parte dalle esigenze e dalle richieste dei clienti, ma anche da un processo autoindotto che ci ha visto elaborare le proposte di massima, cercando di ingegnerizzarle al meglio e di trovare alternative realizzabili a progetti di massima. Oggi, dopo questa fase, siamo in grado di lavorare davvero qualsiasi materiale, dai metalli, anche preziosi, al legno e ai tessuti, alle malte e ai materiali da costruzione, ovvero finiture murarie come pitture, incausti, stucchi  e carte da parati, fino al plexiglass o ai vari tipi di plastiche.

 
 


Perché i grandi brand vi hanno cercato e continuano a farlo?

È una domanda che spesso ci siamo fatti e che ci ha invitato a riflettere sul nostro operato e sui risultati ottenuti. Da parte nostra crediamo che i motivi siano diversi, in primo luogo l’italianità. Come molte imprese italiane crediamo di aver skills che ci differenziano da buona parte delle aziende del nostro settore. Non nego che anche la posizione che abbiamo, in un’area che vede una grande presenza di imprese della filiera della moda, ci aiuta ma in primo luogo sono la versatilità e l’organizzazione a fare la differenza. Questi due aspetti, che possono sembrare contraddittori, in realtà quando vengono mixati danno vita a un servizio diverso dagli standard ed efficace, capace di tenere fede a una pianificazione scrupolosa ma anche di risolvere in modo efficace i problemi che possono capitare in cantieri complessi come quelli in cui lavoriamo.

 

Come vi sceglie un grande brand?

Questo è un settore che sembra molto grande ma che in realtà prevede un numero ristretto di operatori, tanto è competitivo. Spesso le commesse arrivano per referenze, per progetti seguiti e per la capacità di innovare e, di conseguenza di creare novità in grado di attrarre e incuriosire le case di moda, molto attente a chi mostra coraggio e attenzione allo stile.

 
 

Voi lavorate in tutto il Mondo e con tanti brand diversi. Quali sono gli aspetti più impattanti, le differenze tra zona e zona e quelle tra brand e brand?

E’ un mix delle due cose. Le differenze più evidenti sono quelle che si trovano tra brand e brand: ogni casa di moda o ogni azienda di lusso ha il proprio modo di lavorare, le proprie aspettative e i propri standard di qualità, quelli devono essere sempre rispettati e fanno la differenza tra commessa e commessa. Poi ci sono le differenze dei luoghi che, indubbiamente, obbligano ad avere accorgimenti specifici per esempio legati ai tempi, alle regole e alle leggi locali. Ognuno di questi aspetti dev’essere conosciuto e gestito in modo che la burocrazia o le norme non rallentino o blocchino lo svolgimento di un progetto. Occorre conoscere quindi, la cultura – intesa in senso lato ma anche in modo specifico – è fondamentale perché permette di pianificare e ridurre al minimo ogni tipo di imprevisto.
Per questo l’esperienza che ormai abbiamo maturato in tutto il Mondo, ci consente di essere pronti a seguire, anche come general contractor, ogni tipo di commessa, ponendoci spesso non solo come fornitore ma come vero consulente anche per aspetti che esulano la nostra specifica materia e che abbiamo affinato nel tempo con l’esperienza, gli errori e qualche successo.

 

 
 

E le principali differenze tra i vostri due settori di mercato, quello della moda e quello della gioielleria?

Moda e gioielleria sono i vostri principali ambiti di mercato, come cambieranno nei prossimi anni? I due settori sono simili per certi aspetti e molto diversi per altri. Nel settore moda c’è una rotazione ciclica dove i brand di punta spesso si scambiano le posizioni delle boutique e credono fortemente nel ruolo degli store quali strumenti per consolidare il loro status e dettare le tendenze. Nella gioielleria il trend che si registra è di crescita, una crescita forse meno repentina di quella della moda ma più costante. In entrambi i casi però le richieste sono sempre complete, totali. Solitamente ci viene chiesto tutto, ovvero servizi complementari e lavorazioni ad ampio raggio. In entrambi i casi le griffe chiedono di avere un unico interlocutore, una sola azienda in grado di occuparsi di tutto, di assumersi tutte le responsabilità, coordinare e guidare gli altri team che entrano in gioco in un progetto complesso come quello di una boutique. Certo che tale figura deve dimostrarsi esperta e in grado di conoscere tutti i dettagli di progetti che risulta molto articolati e pieni di sfaccettature.

 
 

Quindi nel vostro caso quello che paga è una competenza orizzontale, ovvero non iper-specialistica ma versatile?

Noi stiamo puntando tantissimo su un servizio di general contractor, proprio per quanto detto sopra. Sempre di più i brand vogliono delegare a una sola azienda tutte le fasi di lavorazione, per questo noi ci siamo strutturati in tal senso, così da dare la soluzione richiesta pronta e chiavi in mando al cliente. La nostra azienda è capace di parlare la lingua delle case di moda o delle grandi aziende del settore del lusso, allo stesso tempo possiede la padronanza, ad ampio raggio, di tutti gli skills necessari a realizzare il progetto di un luxury store. Solo così ci possiamo porre come figura di coordinamento e come punto di riferimento per il committente. Esiste comunque una nostra specializzazione che, possiamo dire, contribuisce a fare la differenza. La nostra storia si lega al millwork e ancora oggi se ne vedono le conseguenze positive. Per i grandi brand se il millwork è ottimo e l’azienda dimostra assoluta padronanza delle lavorazioni e dei materiali allora il progetto può partire e la stessa azienda, se ben organizzata, può occuparsi di coordinare tutto il resto. Noi con questa formula siamo arrivato al punto in cui ci troviamo oggi.

 

Questa formula vale per ogni area del mondo?

Tutto questo è vero sopratutto in zone complesse, come il Medio Oriente, l’Arabia Saudita o, in modo minore, Dubai. In Europa è relativamente facile lavorare, in altre aree del Mondo invece è molto molto più complesso. Noi ci siamo specializzati proprio in queste aree, approfondendo la conoscenza della legislazione locale, dotandoci di team che operano tutto l’anno in tali zone e avendo alle spalle un’esperienza solida in progetti di successo in tutti questi Paesi.

 

Come si passa da essere un mobilificio a un’azienda che fa prima servizio e project management in un settore tanto competitivo come quello del lusso?

Io e mio fratello entriamo in gioco in una realtà comunque solida come quella di Polverini Arredamenti. Entrare in un’azienda stabile e con una sua storia è molto più facile che partire da zero. Noi abbiamo inizialmente avuto un’esperienza nella produzione, nella lavorazione del legno e nel mondo dell’arredamento. Il nostro ingresso in azienda si è legato però a una serie di investimenti in tecnologie e macchinari, per esempio con la prima macchina a controllo numerico, che hanno iniziato a segnare una svolta. Con questa scelta abbiamo avuto l’opportunità di fare produzione per brand di arredamento di alta gamma e da questa capacità è nato l’interesse per noi da parte di una delle più grandi case di moda italiane che ha il proprio quartier generale non lontano dalla nostra sede. Con questa partnership la crescita è stata piuttosto veloce, abbiamo acquisito ulteriori brand, principalmente per l’arredamento free-standing, e poi con ingegnerizzazione, produzione e installazione di arredamenti completi per le boutique.
L’acquisizione di queste commesse, così complesse e impegnative, ci ha spinto a sviluppare ulteriori competenze, legate per esempio alla progettazione e alla logistica, aspetto questo spesso sottovalutato ma fondamentale per lavorare con efficienza in tutto il Mondo.  A tal proposito, soprattutto inizialmente, non è stato facile ad esempio acquisire competenze, visto che ogni area – dall’Asia agli USA – prevedeva regole diverse, inoltre noi eravamo un team meno numeroso di oggi e per molti di noi quella era una prima esperienza. I nostri collaboratori però sono state bravi a crescere con noi e con l’azienda e oggi sono capaci di lavorare ovunque garantendo degli standard altissimi e ben rodati.

 

Quante sedi avete oggi?

Attualmente, oltre alla sede centrale nella provincia di Arezzo, abbiamo altre cinque sedi nel mondo. Inizio citando quelle di Dubai e Doha, in un’area molto vivace per il nostro settore. A Dubai siamo presenti da oltre sei anni con un team ben radicato che opera in tutta l’area all’interno di una factory dedicata di servizi e di produzione mobili e complementi di alto livello. A Doha invece siamo presenti da poco più di due anni, ma comunque con grandi risultati e con la capacità di essere reattivi ed efficaci. Questo grazie a un network di tecnici e professionisti che ci ha consentito di strutturarci sempre di più andando a intercettare brand di prestigio con cui stiamo avviando nuove e importanti collaborazioni. Abbiamo poi la sede di Johannesburg, per noi molto strategica, perché ci ha permesso di seguire commesse molto interessanti grazie a una presenza in loco che ci consente di seguire ogni progetto in modo molto tempestivo. C’è poi la sede di New York che svolge un ruolo strategico, soprattutto per la parte di gestione, follow up e coordinamento delle commesse del Nord America e, infine, la sede di Parigi, un ufficio commerciale  che nasce per garantire un supporto totale alle griffe francesi che hanno bisogno di un punto di riferimento sul posto.

 

 

Quali sono i mercati più vivaci in questo momento?

Senza dubbio il Medio Oriente e il Nord America, un’area sulla quale puntiamo molto per il 2020, che mostra grandi segnali di crescita e che abbiamo avuto già modo di conoscere dato che negli anni 2016, 2017 e 2018 vi abbiamo realizzato ben 35 progetti.

 

Era questo ciò che volevate fare da piccoli?

Daniele: io sì, decisamente. Magari non mi immaginavo di arrivare un giorno a guidare un’azienda di queste dimensioni ma devo dire che fin da piccolo mi sono sempre visto in produzione, a contatto con il legno e con i mobili. Sono letteralmente cresciuto in azienda e mi sono sempre visto a lavorare qui, come faceva – e fa tutt’ora – mio padre. Il percorso che ho fatto qui dentro e le esperienze maturate, rubando da prima il mestiere con gli occhi e scontrandomi poi con dinamiche imprenditoriali nuove e spesso insidiose, mi hanno permesso insieme a mio fratello di segnare l’evoluzione dell’azienda familiare cambiandone in parte anche l’impronta.

Andrea: io invece ho avuto un percorso più lungo, dopo il diploma ho voluto fortemente fare un’esperienza negli Stati Uniti che mi è servita tantissimo per aprire la mente e capire quali e quante opportunità ci potevano essere in giro per il Mondo. Quell’anno è stato fondamentale sopratutto dopo il mio ingresso in azienda, mi ha permesso di imparare bene una lingua ma sopratutto di conoscere dinamiche di mercato che restando fermo in Italia non avrei mai compreso. Senz’altro la mia indole mi ha guidato in un inizio di carriera diverso rispetto a quello di mio fratello, tuttavia la passione di nostro padre per il lavoro artigianale è arrivata anche a me e oggi mi sento forte di competenze che mi permettono di riconoscere immediatamente un lavoro eseguito a regola d’arte.

 

Com’è il rapporto con vostro padre che ha fondato e fatto crescere l’azienda nei suoi primi decenni di storia?

Nostro padre ha grandissimi meriti nella storia della nostra azienda, anche in quella recente. Ha avuto la capacità e il coraggio di fidarsi e di delegare a qualcuno che non aveva la sua competenza ma mostrava idee coraggiose. Lo spazio che ci ha lasciato, e la libertà che ha lasciato alle nostre idee, ha segnato un cambiamento netto nelle vicende dell’azienda. Quando siamo entrati in azienda io e Andrea il fatturato era rappresentato per il 100% da privati. La nostra visione però ci portava in una direzione diversa, prima verso la produzione di complementi d’arredo poi verso il settore del lusso, inteso sopratutto come alta moda.
Nostro padre ci ha dato fiducia, con coraggio e grande consapevolezza. Vedendo quello che succede in altre realtà aziendali, dove lo spazio per le nuove idee, spesso manca, ora mi rendo conto di quanto sia stato lungimirante nostro padre, che si è fidato pur senza sapere dove ci avrebbe portato la nostra visione. Per lui non è stato facile cambiare drasticamente l’impostazione dell’azienda, far sparire uno showroom e renderlo spazio utile per uffici di progettazione, uffici commerciali e di coordinamento, ma lo ha fatto, certo che il futuro dev’essere sempre costruito e mai atteso.

 
 

Cosa vi aspettate per il 2020?

Ci aspettiamo grandi soddisfazioni. Come detto il 2019 è stato un anno di consolidamento e ricerca, ma anche di crescita professionale e riorganizzazione generale alla luce di nuovi stimoli e tendenze legate al mercato e ai nostri settori di riferimento. Ora questo bagaglio è pronto per essere speso e noi siamo certi di essere pronti per portarlo su un mercato che saprà essere ricettivo. Ci sono ottime opportunità in Medio Oriente e in Nord America che si concretizzeranno nel corso dei prossimi mesi, resta solido anche il mercato europeo nel quale continueremo il nostro radicamento. Seguiremo il maggior progetto in assoluto nel settore gioielleria, a Doha, un grande intervento che ci vedrà protagonisti; negli USA stiamo gareggiando per diversi progetti nel settore moda e lo stesso sta avvenendo in Europa. Tali presupposti ci spingono a pensare che anche a livello di numeri il 2020 segnerà un’ulteriore crescita per l’azienda, probabilmente ancora maggiore di quanto abbiamo fatto nel 2018, che costituisce il nostro benchmark quale anno di maggior fatturato.

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